Non rubare il fuoco al demone

Tempo fa viveva a Roma una ragazza di nome Milena. Aveva dei lunghi capelli neri, molto lisci, adagiati sempre sulla spalla

destra. Era una ragazza decisamente solare, i suoi occhi brillavano di una luce intensa che veniva alimentata costantemente
dalla sua fame di sapere e di conoscenza. Possedeva infatti una spiccata curiosità che nutriva frequentando un biblioteca situata
nelle vicinanze della sua villa, che aveva ereditato da una ricca zia deceduta qualche anno prima e in cui viveva completamente sola.
Nonostante fosse un “topo da biblioteca”, aveva un numeroso gruppo di amici e non disdegnava affatto la compagnia degli altri, anzi,
era sempre la più vivace e brillante, chiunque frequentasse e dovunque andasse. Era solita studiare scienze naturali e matematiche,
ma un giorno l’occhio le cadde verso una scaffalatura tutta impolverata e poco curata, che pareva quasi abbandonata o lasciata a se stessa.
Si avvicinò per sbirciare i vari titoli finché non ne trovò uno che la incuriosì decisamente. Il titolo del volume recitava “Il fuoco di Goneth”
Milena lo prese in prestito e non sembrò far caso all’espressione insospettita dell’addetto ai prestiti. Lo portò a casa con se e lo lasciò su
un mobile, nel soggiorno della villa. Lo lasciò lì e non lo lesse, avendo un mese a disposizione prima di restituirlo. Una sera, poi, tornò a casa
e si sedette sulla poltrona, dopo aver acceso il camminetto. Quando il fuoco si ravvivò, sentì un sonoro schiocco proveniente dal caminetto e il libro
cadde dal mobile. Milena, si avvicino al libro e lo raccolse. Era aperto a metà. Qualche giorno più in là, suoi amici la videro leggermente assente, cosa
strana per via della sua natura espansiva. Ancora qualche giorno passò e Milena uscì completamente fuori di sè. Cominciò ad urlare all’interno della sua villa
e ad inveire ad altissima voce. La voce, poi, non sembrava essere la sua: era gutturale e roca, quasi vomitasse gli insulti che le provenivano dalla bocca.
I vicini accorsero e chiamarono un ambulanza e Milena venne ricoverata per un Tso, ossia per un trattamento sanitario obbligatorio, che si riserva a chi esce
fuori di senno. La notte stessa, venne portata in psichiatria e al dottore che la visitò raccontò di aver “scoperto il demone” e di “averne rubato il fuoco”. “Io
so come fare, l’ho fatto, lui ora è con me, il suo potere è con me. Il Dio alato mi ha scelto.”, disse allo psichiatra. Le venne prescritta una massiccia dose di psicofarmaci
e le venne dato un letto nel reparto, ma la stessa notte, qualche ora più tardi, Milena fuggì. Intanto, casa sua, misteriosamente cominciò a bruciare. I vicini chiamarono i pompieri
ma a nulla servì il loro soccorso, la villa venne completamente distrutta dalle fiamme. Cominciarono anche le ricerche, da parte della polizia, per ritrovare Milena, che ormai era scomparsi.
Non ci fu nulla da fare e sia le forze dell’ordine che i suoi amici, dopo qualche giorno, cessarono di cercarla. QUalche settimana dopo, un contadino, trovò in un campo nelle campagne romane,
il corpo di Milena. Era incatenata ad un ceppo d’albero, col corpo completamente dilaniato e divorato dai rapaci.

Nulla si sa del libro che aveva letto…