Maleficio pt. 2

Marco portò sia la treccia insanguinata che la moneta dalla sensitiva che gli aveva consigliato di aprire i cuscini. Non parve sorpresa di vedere ne la treccia ne la moneta. Sospiro profondamente, poi consigliò a Marco di portare la moneta in una chiesetta nelle vicinanze del fiume Tevere. L’avrebbe dovuta lasciare sull’altare della chiesa e se ne sarebbe dovuto andare; il parroco avrebbe saputo che farci, senza bisogno di spiegazioni. Una volta posata la moneta, avrebbe dovuto raggiungere la riva del fiume, di notte, e avrebbe dovuto dar fuoco alla treccia. Poi sarebbe dovuto tornare da lei. Marco eseguì le direttive ricevute e portò la moneta sull’altare da lei indicato, poi si avvicinò alla riva del fiume in piena notte e poggiò la treccia in terra. Avvicinò l’accendino e cominciò a darle fuoco. Non appena la treccia, ancora intrisa di sangue, bruciò, tutti gli animali nella zona circostante cominciarono a lamentarsi e subito dopo le campane della chiesa in cui aveva lasciato la moneta cominciarono a suonare. Una volta che la treccia finì di bruciare, tutto si acquietò e Marco, ancora con la pelle d’oca, si avviò verso casa. L’indomani riandò a trovare la sensitiva e lei le disse che tutto era già praticamente risolto. Per sapere chi aveva fatto quel maleficio, avrebbe dovuto solo aspettare; qualcuno sarebbe andato da lui a prendere il caffè. Intanto, Laura guarì miracolosamente e venne dimessa dall’ospedale. Poco tempo più tardi, la cognata di Marco andò a trovarlo a casa, di sorpresa, per prendere un caffè. Non aveva mai avuto buoni rapporti con la sorella. A Marco balzò il cuore in petto ma non disse niente, servì il caffè e la lasciò andar via come gli era stato suggerito. Il maleficio sarebbe tornato in dietro tre volte.

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