La bambola pt. 2

Qualche giorno dopo, la madre rimase totalmente terrorizzata quando udì, in piena mattinata, un altro grido della figlia che sedeva sempre sul pavimento della propria camera. Si precipitò anche stavolta nella stanza della figlia e la trovò in lacrime, mentre osservava la bambola che era rimasta privata dei capelli. La cosa che la sconcertò fu che non riuscì a trovare le ciocche scomparse da nessuna parte. Passò circa un mese, quando Mina si svegliò di soprassalto durante la notte. Davanti a lei la figlia Luna, con le forbici in mano, stava tentando di tagliarle una ciocca di capelli. “Sono per la bambola”, si giustificò lei con voce innocente. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso: Mina decise che era il momento di restituire quella bambola al parroco che l’aveva regalata alla figlia, e lo contattò il giorno stesso. Luna non fece capricci ma cominciò a guardare di traverso la madre. Il parroco acconsentì alle richieste della madre e prese con se la bambola. Questa anche fu la goccia che fece traboccare il vaso: Luna il giorno dopo si recò a svegliare la madre, ormai più senza capelli, ma essa non rispose alla sua voce ne ai suoi tocchi. Era fredda. Chiamò il papà che era già uscito per lavoro ed egli tornò subito a casa, seguito dalla polizia. Mina era morta da poco, il cadavere era già caldo, ed era morta, probabilmente soffocata. Gli inquirenti furono sconvolti quando trovarono delle impronte da bambino sul corpo della donna e tornarono a casa per interrogare la ragazzina. “Non sono stata io” disse con la solita voce innocente e più tardi arrivò una notizia terrificante dalla centrale: le impronte sul corpo di Mina non era impronte digitali, ma semplici impronte di dita, come se mancassero quelle lineette che caratterizzano le impronte comuni. Un investigatore, di nascosto e fuori dalla procedure ufficiali, decise di andare a far visita al parroco e gli chiese di mostrargli la bambola. Voleva osservarle le dita e compararle con le impronte ritrovate. Quando il parroco aprì le porte dell’armadio in cui l’aveva riposta, notarono entrambi con sgomento che la bambola era sparita…

Potrebbe continuare..

La bambola

Qualche tempo fa viveva in una casa vicino al centro di Verona, una normalissima coppia di genitori, Alessandro e Mina. La loro figlioletta di nove anni, invece, si chiamava Luna. Luna era una ragazza poco socievole, molto chiusa in se stessa ma molto intelligente. Nonostante la ragazzina non avesse amiche amava molto giocare con le bambole che i genitori le regalavano sempre e sfogava tutta la sua solitudine giocando tutto il pomeriggio con esse. Da buoni cristiani, Alessandro e Mina portavano spesso la figlia al catechismo in una chiesa che era edificata nei pressi della loro casa. Luna aveva un ottimo rapporto col parroco, forse la sola persona con cui riusciva ad aprirsi totalmente. Parlava sempre di se e del suo rapporto coi genitori e i due erano affezionatissimi, tanto che il parroco, per il suo compleanno, decise di cederle una bambola che aveva sempre tenuto. Non era la solita Barbie e forse non era adatta ad una bambina, poiché era una bambola di porcellana di quelle che si tengono sui letti come arredamento. Tuttavia, il parroco decise di cedergliela sapendo della sua passione per quel tipo di oggetti. Luna ne fu molto felice e la portò subito a casa con se. Lungi dal tenerla sul letto come ornamento, cominciò a giocarci così come faceva col resto delle bambole. Sviluppò però, col tempo, una sorta di predilezione verso quella bambola in particolare. La madre, che a volte la controllava mentre era intenta a giocare nella propria camera, pensò che quell’affetto fosse legato dal fatto che il giocattolo le era stato regalato dal parroco e forse anche perché ultimo arrivato fra gli altri. Luna amava spazzolarle i capelli e a volte, la madre la sentì parlare con essa sottovoce, come se le bisbigliasse delle cose all’orecchio. Pensò normale anche quest’aspetto e non disse niente al marito, ne tantomeno alla figlia. Poco tempo più in là, però, a notte fonda, mentre tutti dormivano, si udì un gran boato provenire dalla stanza di Luna, seguito da un suo grido spaventato, come se qualcosa le fosse caduto addosso. I genitori, terrorizzati e preoccupati per le sorti della piccola, piombarono nella sua camera e la trovarono seduta in terra, con le ginocchia incrociate, a parlare con la bambola “Non è successo niente, non preoccuparti”. I genitori chiesero a Luna cosa fosse successo e lei indicò un armadio a parete che era praticamente crollato verso il centro della stanza. I due se ne accorsero solo quando accesero la luce…

Continua…