Per i fatti di Parigi

Te parleranno de ragioni e ideali,
de sicurezza e giustizia
nun da retta so sleali,
so rivali in amicizia
Te faranno vedè un giornalista,
che dietro ce gode
e davanti se rattrista,
pe na bomba che esplode
innescata da ‘n terorista.
E’ ‘na storia già vista,
che punta sull’emozione
costruita apposta,
non pe la nazione
ma pe raddoppià la posta,
de un sovrano un po magnone.
Nun da retta,
tappete l’orecchia,
parleranno de vendetta,
p’acchiappasse n’altra fetta,
mentre er popolo, asino, raja,
e ce se gioca pure er core
pe piagne chi è che more,
sotto a un corpo de mitraja.

Gli infermieri

Una gelida notte d’inverno presso l’ospedale Cardarelli di Napoli, tre giovani laureandi in infermieria stavano svolgendo il loro turno di notte previsto dal percorso di tirocinio che stavano affrontando presso l’università. Nessun infermiere di ruolo passò con loro la notte in quel reparto, cosa piuttosto insolita per la routine ospedaliera. Alle dieci sera effettuarono l’ultimo giro dei letti, per assicurarsi che i pazienti stessero tutti bene e che fossero pronti per addormentarsi. Nessun problema venne riscontrato. Alle dieci e venti spensero le luci e si ritirarono nello stanzino, appunto, degli infermieri. Accesero la luce e cominciarono a guardare la tv, Verso mezzanotte e tre quarti, tutti e tre erano ormai praticamente quasi dormienti quando alla porta si udì bussare tre volte. I tre si alzarono di soprassalto, sorpresi dallo strano fatto “Chi mai può essere a quest’ora? Siamo in rianimazione!”, disse uno di loro “Sarà qualcuno dagli altri reparti, forse hanno bisogno d’aiuto”, disse il secondo, mentre il terzo si affrettò ad aprire. Fuori dalla porta, però, non c’era nessuno. Non sapendosi spiegare l’accaduto, pensarono ad uno scherzo di qualche paziente un po troppo vivace, probabilmente proveniente da un altro reparto. Fecero per riaddormentarsi ma dopo una mezz’ora, un’altra volta, tre volte bussarono alla porta. Si alzarono nuovamente ed aprirono la porta, stavolta di scatto. Non trovarono però ancora nessuno, ne fuori la porta ne lungo il corridoio. Più infastiditi che spaventati, chiamarono lo stanzino del reparto accanto per segnalare di qualche paziente “troppo giocherellone” che si divertiva a bussare alla loro porta, ma dopo aver fatto un veloce giro letti gli altri infermieri confermarono che tutti stavano dormendo. I tre si guardarono basiti e il timore cominciò a divenire paura. Si rimisero sui loro giacigli per assopirsi nuovamente, ma nessuno dei tre chiuse occhio, finché, sempre mezz’ora più tardi, alla porta bussarono altre tre volte. Stavolta i tre si alzarono ed uscirono sul corridoio. Per scrupolo fecero un altra volta il giro dei letti, scoprendo che, nel frattempo, il paziente del letto tre era deceduto.